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“L’ultimo di noi” di Adélaïde De Clermont-Tonnerre



Con L’ultimo di noi, la giornalista e scrittrice parigina Adélaïde De Clermont-Tonnerre, ha vinto uno dei premi letterari francesi più prestigiosi, il Grand Prix du roman de l’Académie Française, conquistando così non solo il cuore di molti lettori, ma anche critica e classifiche.

Trama

Due epoche, due continenti, due mondi lontani. Ma un unico filo, per ora invisibile, a unirli, e intrecciare destini che non sanno nulla l'uno dell'altro.

La storia parte con il giovane Werner Zilch, giovane imprenditore di ventiquattro anni pronto a tutto pur di conquistarsi un posto nel mondo.
Orfano di genitori ignoti, adottato a tre anni da una famiglia umile ed onesta, è deciso a costruire la propria fortuna da zero, andando incontro al successo che con tanta fatica è riuscito ad accaparrarsi.

Ero libero da ogni eredità, da ogni passato e mi sentivo padrone del mio futuro. Ardevo dal desiderio di dimostrare chi ero, di vedere il mio nome, troppo spesso sbeffeggiato, ispirare rispetto e, se necessario, timore.

È nella Manhattan di Andy Warlhol e Jimi Hendrix, a cavallo tra gli anni ‘60 ‘70, vibrante di libertà e cambiamento, che incontra Rebecca, colei che ama definire LDDMV, La Donna della mia Vita. Un colpo di fulmine che sconvolge il resto della sua esistenza.
Rebecca è uno spirito libero, artista di grande talento, ma soprattutto figlia di uno degli uomini più facoltosi d’America.
La passione lì travolge, finché qualcosa non rompe il loro perfetto equilibrio.
Durante una cena, atta a far conoscere Werner alla famiglia di lei, la madre di Rebecca resta  sconvolta alla vista del giovane imprenditore, come se quel bel viso avesse risvegliato in lei ricordi inconfessabili.
Da lì Rebecca scompare e il futuro di cui Werner si credeva padrone gli viene negato.
C’è qualcosa di oscuro nelle sue origini, che rischia di allontanarlo per sempre dalla donna che ama. Per questo dovrà fare i conti con il suo passato, andando a ritroso nella storia per scoprire la verità, ma per farlo dovrà seguire l’unico filo conduttore che lo lega alle sue radici. Quel nome e quel cognome tramandati fedelmente in una frase ricamata dentro i suoi vestiti da bimbo:
Si chiama Werner Zilch. Non cambiategli nome, è l’ultimo di noi. 
Ciò che colpisce durante  la narrazione, è il salto temporale che va dagli anni ‘70 agli anni ‘40, in flashback continui nei quali ci ritroviamo catapultati nella Dresda del 1945. La città viene presa d’assalto da una violenta pioggia di bombe, avvolgendo in un abbraccio fatale edifici, corpi e speranze. 
Eppure, nonostante il clima Apocalittico, il miracolo della vita non smette di compiersi. 
Una giovane donna di nome Luisa, prima di spirare, riesce a dare alla luce il bambino che porta in grembo, affidandolo alla carità di estranei come una promessa di futuro. 
Cosa ha a che fare questa vicenda, unita al reclutamento di scienziati nazisti negli Stati Uniti per lavorare alla conquista dello spazio, con la storia del giovane Werner?

Recensione
Questo romanzo è stata davvero una piacevole scoperta, un susseguirsi di pathos ed emozioni che non lascia indifferenti.
Dagli albori della Guerra Fredda e l’utopia hippie, alle barbarie della Germania nazista, l’autrice mescola e intreccia con maestria due diverse epoche.
Da una parte una storia d’amore proibita negli anni ‘70, dall’altra un episodio cruciale e oscuro della storia che vede protagonista la famiglia Zilch. Un contrasto avvincente che, tra intrighi e colpi di scena, tiene incollati fino all’ultima pagina.
La narrazione è fluida, leggera, ma al contempo carica di sensualità e brutalità che coinvolge e vira verso la suspense.
All’inizio ho faticato un po’ a entrare nell’ottica del romanzo, ma successivamente non sono riuscita a smettere di leggere.
Non esagero a dire che questo libro crea dipendenza.
Consiglio a tutti 

⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️







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