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Visualizzazione dei post da novembre, 2022

I giorni dell’abbandono di Elena Ferrante

  Elena Ferrante  non ha certo bisogno di presentazioni. Nata e cresciuta a Napoli nel ‘43, è una delle penne più apprezzate del panorama nazionale e internazionale, difatti il Time l’ha inserita tra le 100 donne più influenti del mondo.  Da  L’Amica Geniale  a  L’Amore molesto , da  La figlia oscura  a  La vita bugiarda degli adulti , l’autrice ha all’attivo opere che discendono direttamente negli oscuri abissi della fragilità umana. Non ha mai rivelato la sua vera identità, parlando del desiderio di autoconservazione del proprio privato, un desiderio di mantenere una certa distanza e non prestarsi alla spinta che alcuni scrittori hanno di mentire per apparire. Scelta apprezzata da molti, ma che forgia inesorabilmente una naturale curiosità. Oggi parlo di un’opera scritta nel 2002,  I giorni dell’abbandono.   Trama Sullo sfondo di un’apparente serenità familiare, il romanzo parte con la dichiarazione di Mario, uomo immaturo, egoista e tendente al vittimismo, di voler lasciare Olga, la

“L’ultimo di noi” di Adélaïde De Clermont-Tonnerre

Con L’ultimo di noi , la giornalista e scrittrice parigina Adélaïde De Clermont-Tonnerre , ha vinto uno dei premi letterari francesi più prestigiosi, il Grand Prix du roman de l’Académie Française, conquistando così non solo il cuore di molti lettori, ma anche critica e classifiche. Trama Due epoche, due continenti, due mondi lontani. Ma un unico filo, per ora invisibile, a unirli, e intrecciare destini che non sanno nulla l'uno dell'altro. La storia parte con il giovane Werner Zilch, giovane imprenditore di ventiquattro anni pronto a tutto pur di conquistarsi un posto nel mondo. Orfano di genitori ignoti, adottato a tre anni da una famiglia umile ed onesta, è deciso a costruire la propria fortuna da zero, andando incontro al successo che con tanta fatica è riuscito ad accaparrarsi. Ero libero da ogni eredità, da ogni passato e mi sentivo padrone del mio futuro. Ardevo dal desiderio di dimostrare chi ero, di vedere il mio nome, troppo spesso sbeffeggiato, ispirare rispetto e,