Nel
panorama dei thriller italiani fa il suo ingresso Il tempo rubato, il romanzo d’esordio scritto da Giuseppe Pantano,
classe 1963, romano di nascita e milanese d’adozione. Nella vita Pantano è laureato
in Economia e Commercio ed è a capo di un progetto internazionale per la
commercializzazione di ricambi d’auto, ma è da sempre un fervido lettore di
narrativa thriller. Il suo romanzo, attraverso varie rivisitazioni narrative,
rispecchia sentimenti ed emozioni forti realmente provati. Difatti, nel
descrivere i ricordi legati alla propria infanzia, Pantano da vita ad un
thriller psicologico dalle fondamenta credibili.
La
storia si sviluppa partendo da Mark Spencer, in bilico tra la vita e la morte
dopo esser stato colpito da otto coltellate nel salotto della sua abitazione. Inevitabile
la domanda: Chi è stato? E per quale motivo?
Nella
maggior parte dei capitoli ripercorre la sua vita, spaziando tra passato e
presente. È un manager di successo, laureato in Economics a Cambridge. Tra
Londra, Roma e Parigi costruisce la sua carriera, regalando un futuro
assicurato alla sua famiglia, ma dopo molti anni passati a girare da un
aeroporto all’altro come un nomade, finalmente ha l’opportunità di fermarsi,
dirigendo una filiale dell’azienda per cui lavora, e la meta è Parigi. Ciò
rappresenta per Mark un’occasione per ricostruire il matrimonio con sua moglie
Anne e il rapporto con i suoi due figli William e Bet, intaccati e trascurati a
causa dei frequenti viaggi che lo vedevano lontano da casa.
Mark
ed Anne si erano conosciuti da ragazzini, ma è solo dopo essersi ritrovati
all’università che scatta la scintilla, portandoli dritti al matrimonio. Anne
aveva rinunciato alla sua carriera d’avvocato, seguendo Mark nei suoi trasferimenti
all’estero, e tra alti e bassi erano rimasti a galla.
Ma
dopo svariati anni di matrimonio, Mark inizia a percepire qualcosa di strano
negli occhi di Anne.
Qualcosa che non riuscivo a comprendere ma che aleggiava, come un’ombra malevola sulla tranquillità della nostra vita.
Nel
corso della lettura la trama si divide, raccontando stralci di un passato con
alla base la strana amicizia tra due ragazzini, Connor e Nand, nomignoli che si erano attribuiti da soli durante i
loro giochi. I due erano l’uno l’opposto dell’altro. Nand
era di indole tranquilla, fragile probabilmente. Il padre aveva abbandonato la
famiglia, costringendo la madre a
lavorare tutto il giorno pur di portare
avanti la baracca. La sorella poco più grande di lui si era trasferita dal
fidanzato, perciò Connor era l’unica cura alla sua solitudine. Erano come
fratelli, sebbene Nand fosse succube di Connor, il quale esercitava su di lui
una prepotente supremazia, difatti lo assecondava in ogni sua folle iniziativa.
Connor
invece era abituato a prendere tutto ciò che voleva, agiva al di fuori degli
schemi, irrispettoso dei dogmi e privo
di qualsiasi umanità nei confronti di chiunque. Era un opportunista, ma
risoluto nel perseguire i suoi scopi egoistici,avendo una gran capacità a
sottomettere gli altri. Probabilmente ciò era dovuto alla sua infanzia
tormentata. Aveva perso i genitori all’età di 5 anni a causa di un
incidente stradale, perciò era stato affidato alla zia, una vecchia alcolizzata
dal carattere irascibile che gli infliggeva continue umiliazioni.
La
loro era un’amicizia iniqua, ma fondamentale per entrambi. Tuttavia, tra macabri
giochi e sottili persuasioni, questa amicizia sarà costretta a finire e loro
strade si divideranno. Un fatto agghiacciante sconvolgerà la vita di uno dei
due, inghiottita da abusi e incubi notturni che lo accompagneranno per diverso
tempo, tanto da far serpeggiare nella sua mente un’unica idea: la vendetta, non
solo per coloro che lo avevano psicologicamente soggiogato, ma anche per chi lo
aveva abbandonato ad un destino crudele.
Non c’era calore nel suo corpo in quel momento, c’era solo sete di vendetta e fame di distruzione. (...)Tra vita e morte, tra abisso e sopravvivenza.
Ma il tempo, forse il vero protagonista della storia, scandisce un conto alla rovescia destinato ad una resa dei conti, in un vortice di emozioni sorprendenti.
In un’escalation di drammi, reati e colpi di scena, il tempo rubato è un thriller psicologico capace di scandagliare le dinamiche della mente. Passato e presente si mescolano, alternando due diversi punti di vista dai quali si evidenziano due destini contrapposti. La vita privilegiata di Mark non è immune alla sofferenza, e nel corso della lettura si troverà ad affrontare situazioni spiacevoli prima di fare i conti con un passato dimenticato, pronto a chiedere il conto del tempo rubato. La vendetta è un tema ricorrente nel corso della storia, sottolineando come l’invidia e il tradimento possano portare a gesti di disumana crudeltà. Lo stile narrativo è semplice ed essenziale, fortemente curato nei particolari, forse alcuni passaggi relativi alla vita lavorativa di Mark potevano essere glissati, poiché non necessari ai fini della trama, ma ciò non tradisce le aspettative sul potenziale del romanzo.
Nella vita di ciascuno di noi accadono fatti che lasciano il segno. I fatti sono fattori esogeni inviati dal destino che ci è stato assegnato, oppure sono i nostri comportamenti o quelli di coloro che vivono intorno a noi a determinare gli episodi di cui siamo protagonisti. Allora ci accorgiamo che quello che pensavamo ci appartenesse, in realtà non è mai stato nostro. Voltandoci indietro ci rendiamo conto che molta della fiducia riposta non è altro che tempo che ci è stato rubato.
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