Elena Ferrante non ha certo bisogno di presentazioni. Nata e cresciuta a Napoli nel ‘43, è una delle penne più apprezzate del panorama nazionale e internazionale, difatti il Time l’ha inserita tra le 100 donne più influenti del mondo. Da L’Amica Geniale a L’Amore molesto , da La figlia oscura a La vita bugiarda degli adulti , l’autrice ha all’attivo opere che discendono direttamente negli oscuri abissi della fragilità umana. Non ha mai rivelato la sua vera identità, parlando del desiderio di autoconservazione del proprio privato, un desiderio di mantenere una certa distanza e non prestarsi alla spinta che alcuni scrittori hanno di mentire per apparire. Scelta apprezzata da molti, ma che forgia inesorabilmente una naturale curiosità. Oggi parlo di un’opera scritta nel 2002, I giorni dell’abbandono. Trama Sullo sfondo di un’apparente serenità familiare, il romanzo parte con la dichiarazione di Mario, uomo immaturo, egoist...
“I libri sono i compassi e cannocchiali e sestanti e mappe che altri uomini hanno preparato per aiutarci a navigare nei pericolosi mari della vita umana.” Jesse Lee Bennett